I casi concreti di realtà etiche come quelli rappresentati da Vodafone Automotive, Elmec Informatica, Lu-Ve, Eurojersey

 

Maggiore governance per la competitività; attenzione ai problemi sociali e ambientali; sostegno all’innovazione di modelli di business e strategie aziendali orientate al raggiungimento degli SDGs (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite; promozione della formazione e della ricerca; supporto a politiche e sistemi di gestione per assicurare l’integrità dei comportamenti e contrastare la corruzione; individuazione di adeguati strumenti di politica economica; sviluppo di partnership pubblico-private e con il terzo settore: sono questi i punti salienti del Manifesto di Confindustria  “La Responsabilità sociale d’impresa per l’Industria 4.0”. Un decalogo di comportamento per le aziende, per lo stesso Sistema Confindustriale e per i rapporti che il mondo dell’industria e della sua rappresentanza intrattiene con il territorio, le proprie comunità di riferimento e i propri interlocutori economici e istituzionali. Il sottotitolo del Manifesto è, in sé, già un programma: “Per le imprese che cambiano. Per un Paese più sostenibile”.


Il manifesto è stato lanciato da Confindustria a inizio anno e da allora è partito un roadshow su tutto il territorio nazionale per la sua presentazione e per un confronto tra le imprese anche attraverso il racconto di case history di aziende già da tempo fortemente impegnate sul fronte della responsabilità sociale di impresa. Quest’oggi questo roadshow ha fatto tappa a Varese, al Centro Congressi Ville Ponti durante un convegno organizzato dal Comitato tecnico di Confindustria sulla “Responsabilità Sociale d’Impresa” e dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese.


“La Responsabilità Sociale d’Impresa rappresenta un asset strategico per le politiche industriali ed è inoltre un fattore essenziale di competitività, capace di creare valore condiviso per tutti”, ha spiegato Rossana Revello, Presidente del Gruppo Tecnico Responsabilità sociale d'impresa di Confindustria. “Dobbiamo quindi contribuire a renderla un nuovo paradigma economico, che possa contemporaneamente configurarsi come antidoto alla disgregazione sociale, per la creazione di una rinnovata cultura d’impresa che sia innovativa, sostenibile e interconnessa”.
Quello che per alcune realtà aziendali è un obiettivo programmatico verso cui incamminarsi, per altre è già da tempo realtà. Anche sul territorio di Varese. Ne sono un esempio alcuni casi presentati durante l’evento. Come quello di Vodafone Automotive di Varese dove si punta alla conciliazione lavoro-famiglia attraverso lo smartworking e dove sono state introdotte le “ferie solidali” con i dipendenti che possono dunque cedere le proprie ferie in forma anonima ad un collega in difficoltà. Come la Elmec Informatica di Brunello dove oltre all’attenzione per le tematiche ambientali è attivo un programma di workplace per garantire un ambiente di lavoro in cui il benessere fisico e mentale di ogni dipendente sia al centro, favorendo l’equilibrio tra vita privata e professionale, la formazione continua delle nostre risorse e l’incoraggiamento di proporre idee innovative. Come l’impresa tessile Eurojersey di Caronno Pertusella che oltre ad un intenso programma di welfare per i propri dipendenti è impegnata da tempo anche in alcuni programmi di salvaguardia ambientale grazie alla collaborazione con prestigiosi partner e Organizzazioni Internazionali come il WWF. Come la Lu-Ve di Uboldo (produzione di condizionatori) che nel 2017 ha vinto il Premio “Buone Prassi di Responsabilità Sociale 2017”, assegnato dalla Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia per le attività portate avanti sui fronti della sostenibilità ambientale; della qualità delle relazioni con i fornitori, i clienti e i consumatori; del governo e della gestione responsabile dell’azienda.


“La Responsabilità Sociale d’Impresa è un fattore di competitività oggi irrinunciabile. Le relazioni tra le persone dell’azienda, con l’ambiente di lavoro, con la natura, con le comunità: sono tutti fattori che oggi hanno forte impatto sulle aziende. La produttività e il benessere della comunità dipendono dalle scelte responsabili che faremo nel prossimo futuro. Discutere e avere esempi virtuosi con cui confrontarsi come quelli che offre il territorio varesino è il primo passo fondamentale”, ha dichiarato Francesco Pinto di Pianoforte Holding (Carpisa, Jaked e Yamamay), componente del Gruppo Tecnico di Confindustria sulla “Responsabilià Sociale d’Impresa”.


“Le aziende - ha affermato il Vicepresidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Tiziano Barea - non sono solo luoghi di creazione e produzione di ricchezza. Sono anche leve di crescita sociale, spazi di inclusione, elementi fondamentali nell’opera di integrazione degli stranieri, un’opportunità per l’affermazione dei giovani, in alcuni casi anche occasione di riscatto. Nell’impresa gli uomini e le donne con il proprio lavoro non generano solo Pil, esprimono se stessi. Politiche green, di welfare, di promozione dello sport in azienda: sono, questi, solo alcuni esempi di un riposizionamento generale dell’impresa che, di fronte ad un contesto di crisi sempre più complesso, non solo a livello economico, ha sentito il bisogno di fare da argine ad un arretramento dello Stato su alcune voci impattanti sulla quotidianità delle persone. Così come hanno sentito il bisogno di rappresentare un punto fermo di fronte ad una società sempre più liquida che non è stata ancora in grado di offrire dei punti di riferimento stabili”.


La stessa Unione Industriali è impegnata su più fronti. Come quello della diffusione sul territorio dell’economia circolare attraverso due progetti europei di cui è capofila insieme al Centro Tessile Cotoniero di Busto Arsizio: il Progetto Life M3P (rivolto indistintamente a tutti i settori produttivi) e il Progetto ENTeR (che si concentra sul solo comparto tessile e abbigliamento). Altro tema che sta portando avanti insieme ad ATS Insubria e alle Organizzazioni Sindacali Cgil, Cisl e Uil è quello della promozione della salute nei luoghi di lavoro attraverso il Programma WHP – Workplace Health Promotion con l’obiettivo di andare oltre la semplice applicazione della normativa sulla sicurezza e la salute, coinvolgendo il maggior numero possibile di imprese e di lavoratori in attività in grado di migliorare lo stile di vita delle persone. A partire da una corretta alimentazione e un maggiore movimento fisico, per arrivare alla lotta contro le dipendenze (come quelle del gioco e del fumo) e ad una maggiore educazione alla guida.
Proprio il convegno “La Responsabilità sociale d’impresa per l’Industria 4.0” ha rappresentato l’occasione per premiare una quarantina di aziende che si sono distinti in iniziative legate al Progetto WHP.


“La Responsabilità Sociale d'Impresa ha un ruolo strategico all'interno delle politiche industriali e della governance d'impresa - afferma Paola Lattuada, Direttore Generale di ATS Insubria, Agenzia di Tutela della Salute dell’Insubria - e può assumere un valore ancor più incisivo quando è integrata con i programmi di Workplace Health Promotion, che incentivano le buone pratiche dedicate al benessere dell’intero sistema-azienda e quindi l’opportunità per il mondo-impresa di connettersi con il sistema-salute, creando un reale circolo virtuoso, con ricadute vantaggiose per l’adozione consapevole di stili di vita salutari in azienda che consentano anche di prevenire le malattie croniche non trasmissibili. Lo sviluppo particolarmente favorevole della RETE  WHP nel territorio di ATS Insubria, è avvenuto grazie alla collaborazione fattiva con l’Unione Industriali di Varese, che ha creduto, fin da subito, al programma e lo ha veicolato ai suoi associati. Pertanto, un particolare ringraziamento va ad UNIVA e anche alle aziende del territorio che si sono fatte carico del mantenimento del benessere psico-fisico-sociale dei lavoratori”.

 

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